Quando vogliamo scrivere un monologo è come se decidessimo di voler fare un viaggio stravolgente, sappiamo delle emozioni che cerchiamo ma non sappiamo pianificare il viaggio. Ma siamo certi di volerlo fare subito.
Questa è la premessa faccio prima di approfondire il tema del monologo. Non sono di quelli che dice di mantenere la calma, di metter ordine subito in testa, sono dell’idea che appena si ha l’ispirazione bisogna buttar giù tutto, qualsiasi cosa viene e dopo iniziare a organizzare il nostro viaggio, decidendo cosa portare, cosa no, cosa è essenziale cosa potrebbe solo creare peso nel nostro zaino.
La prima domanda ci dobbiamo fare è: cosa voglio comunicare? la risposta a questa domanda è fondamentale, il messaggio vogliamo esprimere deve essere il nostro obiettivo. E per raggiungerlo dobbiamo eliminare tutto ciò può distogliere da esso, non dobbiamo avere la presunzione di volere mettere nel nostro monologo TUTTO ciò riteniamo possa colpire.
La seconda domanda è più un guardarci dentro, capire l’animo con la quale vogliamo dirlo, ad esempio se voglio esternare il bisogno di libertà posso esternarlo con rabbia, se magari ho qualcosa mi reprime da tempo e mi ha frustrato, o con speranza se magari siamo solo stanchi della nostra vita.
Una volta chiari i nostri elementi, il nostro messaggio, tutto ciò che abbiamo riletto lo iniziamo a sfumare piano piano, cerchiamo di capire se dentro ciò abbiamo scritto c’è tutto ciò sento di dire sull’argomento, se rimaniamo colpiti noi per primi.
Il monologo deve avere pochi elementi base ma diretti, non dobbiamo cadere nella trappola di “sfruttare il momento del monologo” per emergere, dire di tutto, colpire lo spettatore e poi invece alla fine non abbiamo detto nulla se non aria.
Il personaggio che recita il monologo deve essere veritiero, chiaro, dobbiamo avere la sensazione di poterlo davvero conoscere un giorno, oppure di averlo già visto.
Il suo messaggio deve essere assolutamente chiaro, non deve esserci nessuno spettatore che mentre ascolta ha il bisogno di riascoltare per capire bene.
Caratterizziamo il nostro personaggio, magari con una frase ripete più volte, un gesto, un pensiero.
Cerchiamo di dare musicalità alle parole, creiamo un’armonia tra loro, come se inesorabili scorressero colpendo l’attenzione di ogni spettatore.
Poi, ovviamente vanno considerati anche dei discorsi teorici, ad esempio un monologo con il fine di essere recitato in teatro è sicuramente diverso da un monologo cinematografico, o radiofonico o di un libro.
Francesco