Vi racconterò un piccolo aneddoto: nonostante la mia carriera universitaria sia stata intrisa di formule matematiche, chimiche, fisiche, regole zoologiche, botaniche, geologiche e che ora per me tutte queste cose siano il pane quotidiano senza le quali non riesco a guardare il mondo che mi circonda… al liceo ero una zappa in scienze, matematica, ma soprattutto in fisica. I miei voti oscillavano perennemente dal 3 al “6 meno meno” e quando ebbi il mio primo (ma fortunatamente ultimo!) 3 nel compito in classe di fisica, decisi finalmente di andare in biblioteca alla ricerca dell’abecedario della fisica e, tra vari testi di difficilissima comprensione, trovai questo piccolo libricino: La scienza del Simpson.
Lo lessi tutto d’un fiato: 7 capitoli, ognuno dedicato ad un preciso argomento scientifico (ricordo perfettamente il titolo del 6°: “Homer sapiens”, dedicato alla controversia tra le teorie evoluzionistiche darwiniane e la religione), conditi da racconti i cui personaggi sono rappresentati da tutti i vari protagonisti delle puntate del celebre cartone animato.
Non voglio dire che sia stato tutto merito di questo libro… ma preso il diploma di maturità, nonostante la mia bassa preparazione di partenza, ho scelto di iscrivermi all’università e sono riuscita a laurearmi abbattendo l’ostacolo di formule chimiche e fisiche, e di nomi scientifici tra i più disparati e trovando in essi persino della magica poesia.