Sorprendente, questa è la prima parola che mi viene in mente dopo aver finito il libro di Silvia Antenucci.
Molte cose in questa storia non sono quello che sembrano, a partire dal titolo, che potrebbe farci pensare ad un libro che voglia insegnarci a sorridere, ad essere felici, ebbene non è questo, anche se a ben vedere tutti i bei libri ci insegnano qualcosa sulla felicità..
Iniziando la lettura, quando Vittoria esce dal centro di riabilitazione (tranquilli non vi sto rovinando la storia) sembra per un attimo di essere di fronte ad una storia come tante, dolore e lotta di una persona ai margini della società, ed in effetti è proprio di questa lotta di cui si parla, ma in una prospettiva totalmente nuova e rovesciata, in una prospettiva che sorprende dall’inizio alla fine.
Come si può sopravvivere in una società ’aliena’ dove tutto viene sacrificato in nome di un effimero monotematico ’valore’ se in questo non ci identifichiamo?
Non ci si accorge quasi di essere arrivati alla fine, perché la scrittura scorre morbida, delicata, accompagnando il lettore con dolcezza attraverso conflitti e riflessioni profonde.
Ma non posso dire di più, non voglio in nessun modo rovinare il piacere di una lettura che oltre a farmi passare delle ore piacevoli mi ha arricchito culturalmente.
Fabio