Murakami è uno scrittore particolare: scrive storie senza inizio né fine, riempie di interrogativi che spesso rimangono senza risposta anche a fine lettura, offre mondi fatti di sandwich preparati con cura e whisky sorseggiati ascoltando jazz e al contempo di improbabili teschi di unicorno, ambigui uomini pecora e donne dalle orecchie incantevoli che scompaiono improvvisamente senza lasciare traccia.
Nei romanzi di Murakami ti ci immergi, ti ci perdi e smetti di porti domande che tra altre pagine e tra altre scritture non potresti fare a meno di rivolgerti, pretendendo risposte. Non so mai spiegare le motivazioni che mi spingono a riservargli un posto speciale nella lista dei miei autori preferiti; per qualche motivo e da qualche parte, in mezzo a questa fredda inquietudine giapponese, così lontana dal tormento tipico degli europei, in questa realtà visionaria e distorta, nella consapevolezza che i personaggi andranno avanti senza di te, riesce a trasmetterti una calda e persistente sensazione di serenità.
1Q84 è la storia di un mondo con due lune nel cielo, di un romanzo che nasconde verità pericolose, di una misteriosa setta religiosa, di una ragazzina bellissima che non sa esprimersi chiaramente ma sa leggere ogni sfumatura della realtà e, soprattutto, è la storia di Aomame e Tengo, che si riconoscono a dieci anni, quando le loro mani si sfiorano nell’aula della scuola elementare che entrambi frequentano, e che si cercano per tutti gli anni a seguire, lottando con nemici reali, paure e solitudine dilaniante.
1Q84 è un pezzetto di qualcuno e già di per sé aveva un posto riservato e speciale sul mio comodino, accanto ad una rosa che ormai va seccandosi e un penny che nasconde mille pensieri, alcuni formulati, altri ancora inespressi.
Non credevo che Murakami potesse insegnarmi l’amore, eppure tra descrizioni puntuali ed esatte e immagini che mai potrebbero appartenere a questa realtà, tra parole e frasi di una limpidezza rara e insieme di una profondità sconcertante, ecco che mi svela il significato del termine attesa, da fare proprio e custodire gelosamente, affinché al momento più giusto, con la persona più giusta, un mondo solo non basti.
Claudia