Sarei terribilmente indiscreta – Ilaria Maroni

Alla ricerca dell’ispirazione.

Ma un problema c’è, anzi più di uno. Quello che innegabilmente svolge il ruolo primario è: con quale ordine dispiegare gli altri in gerarchie sottostanti e coordinate?

Orbene, non potendo trovare una soluzione si procede con il cosiddetto piano B. Di scale, naturalmente, le scale antincendio, quelle di riserva insomma. L’alternativa di vita.

Il piano B prevede una distesa confusa di fattori senza apparenti legami tra di loro, quella cosa che la professoressa Artoni chiamava brain-storm. Cervello barretta tempesta.

Due punti: che tono utilizzare? Che storia raccontare? Cosa descrivere? Tramite quale punto di vista? Che struttura impostare? Con quale tipo di lessico scrivere? Lasciare spazio agli excursus dell’autore? Permettere una trasparenza autobiografica o narrare fatti casuali? Quale rapporto intrattenere con i lettori? Che maschera indossare per dare un determinato taglio a tutte le vicende? Quale taglio? Quali vicende?

Io sono una persona confusa. Determinata in principio (e di principio), strafottente nel mentre, nostalgica verso la conclusione. Scrivere un libro, un’ardua battaglia.

Di recente mi è stato detto che non ho un contenuto, che non interesso intellettualmente, dunque come potrei stendere capitolo dopo capitolo un volume intero? Senza un contenuto? Un libro di niente? Un libro vuoto, come me? In fondo sembra che io sia già ad un buon punto.

Ben 214 parole, prima di quel 214.

Poi c’è riuscito persino Flaubert, con il suo ’Madame Bovary’, a scrivere un libro che già in partenza era da lui definito come avente lo scopo di narrare il niente. Certo, io non sono francese, non sono uomo, non ho mai avuto trent’anni. Però qualcuno sono. Una persona senza capienza. Quella affermazione mi ha fatto davvero pensare, e recuperare molti miei ragionamenti passati con cui effettivamente avevo già messo in dubbio che io fossi una persona con qualche solido contributo di idee dentro di sè.

Io pensavo che l’amore fosse facile, fosse distinguibile, vivibile, affrontabile e godibile. Invece forse non ho capito niente.

Ho scoperto che ci sono diversi tipi di amore in cui esso si articola ed in cui si determina a seconda dei casi, nel caso più fortunato le differenze si smussano e i generi non sono più tre ma uno solo, l’Amore con la A maiuscola. Ci sono l’interesse platonico, l’attrazione fisica e l’amore metafisico. Che, se mai avete assistito ad una lezione su Hegel, rappresenta un po’ una Sintesi illusoria derivante dalle due tipologie precedenti che si presentano, andando a ritroso, come Antitesi -piacere, e Tesi -piacere.

L’ultimo tipo -il metafisico- è quello più infido che dà sempre l’impressione di aver raggiunto l’apice, ignorando le prime due parti senza averne particolare sentore, quando invece si è solo vittime di una ingiustificata mitizzazione dell’altro.

In questo modo ci si ritrova con una persona davanti che si crede di amare alla follia, che si pensa sia la propria anima gemella, con cui però non c’è dialogo e non c’è sesso. Ma di tutto ciò non ci si rende conto. Non è rilevante nelle condizioni in cui si è….falsi innamorati!

Illusi…persone Vuote. Ma vuoti solo con quella data compagnia o con chiunque? Anche da soli, vuoti?

I miei pensieri stanno diventando un intero e stravagante catafascio. Mi piacerebbe molto scoprire come funziona il cervello umano, come si collegano i concetti, come si richiamano tra di loro e in che modo tutto ciò ha a che fare la personalità di ognuno. Infatti sono convinta che il susseguirsi di ragionamenti sia guidato certamente da un’impostazione tutta personale, che differisce per ognuno di noi. Altrimenti come si spiegherebbe il fatto che ad una medesima

domanda due persone non solo rispondano con contenuto e forma differenti, ma anche con diverso taglio? C’entrano le esperienze, i geni forse, e poi? L’anima? Che cos’è l’anima? Una specie di numero indefinito che in matematica verrebbe detto indispensabile ma inconoscibile, l’incognita. Si fa una raccolta ordinata di tutto quello a cui si può dare un nome e che si può etichettare con una più o meno precisa definizione, ed il resto, tutti tacitamente accordati, facendo finta di nulla, lo si nomina Anima. Ecco cos’è, una marmaglia di elementi rispetto

ai quali siamo completamente ignoranti ed a cui ci illudiamo di aver dato una gran bella accezione, perfino romantica. Cosa c’è di meglio? L’illusione soddisfatta è sempre il meglio che c’è. Non c’è niente di meglio. Un virus che logora dall’interno, che rende felici senza cagione.. si pensa ci sia, ma non c’è, e quando si realizza la realtà delle cose ci si sente le persone più banali

di questo mondo. Con conseguente impressione di essere altresì deficienti.

Tra pettegolezzi e verità, dati di fatto e palesi punti di vista comuni, mi piacerebbe studiare psicologia, a tempo debito. Per prendere atto della mia banalità prima che lo facciano gli altri, probabilmente.

Io abito in periferia e quando esco la sera rimango a dormire a casa di mia nonna, che invece ha una casetta in centro. Ogni volta, quando rientro, ho sempre la sensazione che sia morta. Ogni volta la stessa storia. Chiudo il portone, mi spoglio in silenzio, la vedo dormire. Spengo la luce, mi infilo sotto il lenzuolo e penso: ’e se fosse morta?’.

La cosa più sarcastica ed inaccettabile mi è capitata ieri sera, al rientro dopo un tipico sabato sera in libertà: ho svolto le azioni di routine e sono entrata nella stanza. Sembrava respirasse. Sembrava. Mi sono tolta i vestiti, ho appeso tutto al gancio della finestra. Nel preciso momento in cui ho lasciato andare l’ultimo abito che mi ero tolta mi ha attraversato la testa quel pensiero: ’e se fosse morta?’ ed in aggiunta: ‘in quel caso dovrei rivestirmi.’

Dovrei rivestirmi. Mia nonna muore e io penso che dovrei controllare se è viva prima di spogliarmi perché nel caso non lo fosse dovrei rivestirmi per portarla via da lì. Non devo essere molto normale.

Comunque era viva.

Mi sono diretta verso il letto, mi sono stesa, respirava. Le ho fatto una carezza sulla fronte e non se ne è nemmeno accorta, alla seconda/terza si è svegliata e mi ha salutato. Vuole sempre che io la svegli quando torno, chissà, forse per assicurarsi di essere ancora viva.

***

L’ha fatto un’altra volta. Ormai non si contano nemmeno più tutte le volte che ci ha provato.

Sono decisa a cancellarlo dalla mia vita e…riappare. “Avevo voglia di sentirti, non posso?”

Non puoi. No. Dopo aver dichiarato che non ti interesso intellettualmente non puoi neanche permetterti di avere voglia di sentirmi, non c’è tempo per i sentimentalismi. Non posso lasciare spazio alle illusioni né farmi ricoprire di ovvietà. Non voglio vivere un amore metafisico io. Lo voglio meta, fisico e metafisico! Tutto voglio! Non subito, sono discreta e realistica in questo, ma tutto.

E tu, caro, la devi smettere di sconvolgermi.. ogni parola per descrivere i miei pensieri nei tuoi riguardi è inadeguata. Non ti amo, non ti odio ma non ti sono indifferente. Non sarei capace di affermare che non ti voglio, neanche che ti voglio, tantomeno lascerei a te la scelta.

Una decisione, difatti, io l’avevo presa. Avevo stabilito che era finita.

È veramente incredibile notare quanto siano inutili le mie fittizie volontà quando arrivi tu..

Eppure quanto sei insopportabile! “Leggi dei libri, fai dello sport, studia, conservati per me”.

Altro, sire? Un caffè?

Un bacio? ..due?

Ilaria Maroni

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