Parlando con Alice…

Parliamo oggi con Alice… Sapete essere introversi è un ottima scusa per ascoltare gli altri!

La domanda con la quale comincio sempre, sono educato: Come Stai Alice?

Considerando le mille cose che ho fatto oggi, più o meno fortunate (sono stata dal parrucchiere, è andata via la corrente e siamo stati costretti a fare la messa in piega nel negozio di moto accanto, con un simpatico via vai di centauri perplessi e confusi), fin troppo bene. Forse perché il mio pensiero primario al momento è la cena. Una volta soddisfatta quella, a malapena riuscirò ad arrivare al letto. La logorrea è il primo sintomo della fame pre-sonno. Si vede?

La seconda domanda che mi incuriosisce quando ho di fronte una donna in inverno: Hai freddo?

Non ricordo più come sia avere le mani di una temperatura umana.

C’è poco da fa, la mia statistica continua a darmi ragione!

Benvenuta… Domanda a bruciapelo, la parola Libro, ora a cosa ti fa pensare?

A Belle de La Bella e la Bestia che vola sulla scala scorrevole dentro la libreria, all’inizio del cartone. Mi rivedevo molto in lei e nell’entusiasmo con cui raccontava avventure e storie d’amore alle gaie e affamate pecore che giravano per il paese.

E la parola Scrivere?

Al coraggio. Scrivere mi ha aiutato a superare un momento molto molto complesso e duro, a trovare una forza che non credevo di avere più. Ho imparato a srotolare i gomitoli ingarbugliati in parole, per tornare a respirare meglio, o per riuscire finalmente a piangerci un po’ su.

Questa risposta mi ha fatto sorridere enormemente, ovviamente non perché tu abbia passato un momento complesso e duro ma per come credo tanti scrittori si riconoscano in questa risposta…

Un libro da leggere, può assumere tutt’altro significato se letto in un ambiente per te ideale?

Sicuramente è importante lo stato d’animo con cui vado ad iniziare un libro, le prime pagine sono molto condizionate dal mio umore. È anche vero che un libro vero sa anche prenderlo, quell’umore, e farci un po’ quello che vuole: esaltarlo o emozionarlo, rifletterlo o trasformarlo. Tornando al luogo no, direi di no. È il libro a dare il luogo, i colori, i paesaggi, gli odori, le voci. Però, certo, se ho il mio cane che ronfa accanto a me o sopra di me, è ancora meglio (anche perché la piccola Zoe è bravissima a seguirmi tra le pagine più diverse, dei libri più disparati).

Zoe! invece il mio ama anche mangiarle alcune pagine! 

 Sogno e scrittura, dolore e scrittura, vita e scrittura, sono secondo te compagni di banco?

Sono fusi, credo. La scrittura è un’espressione profonda e complessa di ognuno di essi. Io quando sento di vivere la vita davvero e quando sono felice, scrivo meno e leggo di più. Nel dolore trovo lo scrivere una delle poche fonti di comprensione, sfogo e consolazione. Il sogno credo possa essere tutto, essere compagno di banco di qualunque cosa, anche dell’apparente o reale razionalità.

Bene, ora la domanda che devo farti anche se il mio compleanno è lontano, che libro mi regaleresti ora?

Alice nel Paese delle meraviglie di Lewis Carroll, nell’edizione illustrata da Rébecca Dautremer.

Il mio nome (Alice, per l’appunto) mi ha portato ad allontanarmi, in una prima fase della mia vita, dalla scelta che mi sembrava più ovvia e scontata: amare il Libro di Carroll. Poi, giusto pochi anni fa (veramente pochi) un’esperienza universitaria mi ha “costretto” (nemmeno tanto, in realtà, forse cercavo solo un pretesto, da anni) a leggerlo e me ne sono innamorata, totalmente e irrimediabilmente. Se da piccola avessi avuto la consapevolezza di quanto fosse splendido questo libro, mi sarei vantata come una matta ad ogni: “Ti chiami Alice? Ma vieni dal Paese delle meraviglie?”, “Alice… aaah come quella del Paese delle meraviglie!”. Vantata. Come una matta.

È un libro che consiglio di leggere più e più volte, di divertirsi a cogliere ogni volta nuove geniali sfumature e dolcissimi passaggi. I disegni della Dautremer, in questa particolare edizione, rendono il tutto ancora più magico.

Grazie, non mi resta che invitarti a consigliarci presto nuovi libri!

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