Nel Paese dei Balocchi di Francesca Salvador

a001Francesca Salvador è una scrittrice alla quale piace viaggiare nei meandri dell’anima, capirne o spiegarne i percorsi che essa fa.

In “Nel Paese dei Balocchi” le stelle, il cosmo, diventano un tutt’uno con l’uomo, guardando il cielo si può trovar la via dei nostri pensieri, il perché di essi.

Un percorso che Francesca Salvador vuole farci fare all’interno di noi stessi, senza alcuna paura, partendo da un qualcosa che possiamo avere tutti semplicemente alzando gli occhi. Un viaggio, senza l’ansia della meta ma con la voglia di viaggiare, conoscere, scoprire.

Potete trovare il libro e saperne di più cliccando qui.

Tratti del Libro:

Nessuno arriva tanto in alto

come colui che non conosce la propria meta.

 GUERRE STELLARI

da: Nel paese dei balocchi di Francesca Salvador, ed. Youcanprint

 

Notte di fuoco.
Che ha fatto stanotte la mia Anima?
Quanto ha lavorato la mia Intelligenza?
Non certo la piccola mente cui ogni giorno credo di essere provvista ma la mia profonda Intelligenza, Una con il Cosmo.
Quella rete connettiva che sempre mi mantiene in orbita, al centro del mio universo e che mi fa viaggiare negli spazi siderali del mio esserci.
Che ha fatto stanotte?
Siccome è in guerra, ha preparato e affrontato la sua battaglia. Ha allestito il campo: certi respiri profondi stanotte, l’energia che si scollava dalle anse della pancia, le truppe si radunavano. Chi scaricava le tende e le montava, chi preparava trincee, chi allestiva la cucina da campo, l’infermeria, la tenda di comando, gli alloggi degli ufficiali, i posti di blocco e di sentinella, le armi.
Un andirivieni, uno spostamento massiccio di forze e mezzi. Cannoni, missili, aerea, antiaerea, contraerea, carri, truppe, radar.
Tutta la notte. Tutto dentro il mio corpo, girarmi e rigirarmi nel letto.
Alle tre e mezza ho dovuto andare a cercare i rinforzi e i rifornimenti: sono andata in cucina e ho fatto caffè e biscotti: il primo rancio svegliarino per le truppe. Ho guardato un po’ di televisione, cantavano, ossia ho supervisionato la situazione di guerra mettendo sul tavolo le carte: del territorio, carte nautiche, carte dell’aria. Perché questa è una guerra  cosmica, di cieli e terre, mari e abissi.
Quindi si sono delineate le strategie d’attacco per tutti i fronti, strategie vincenti – sempre e in ogni caso vincenti.
Si sono organizzate le linee di difesa: serrate, puntuali, autentici e funzionalissimi bastioni innanzitutto mentali.
Ad ogni singolo soldato, a tutti i gradi di comando, alle retrovie:
“Di qui… non si passa!”.
Dopo di che, tutto allestito, all’erta e potenzialmente funzionante, gli Stati Maggiori sono andati a riposare. Così sono tornata a letto, sistemato i cuscini, ho spento la luce e, distesa dritta e lunga ho cercato di staccare la mente. Ho cercato di lasciar andare per un po’ la Grande Macchina da guerra.
Il Grande Generale doveva riposare.
Sonnellino. Breve. Cominciavano ad arrivare i dispacci, a raffica.
Il Generale, che di suo dorme sempre con un occhio aperto, già era in sala comandi. Le notizie si accavallavano e non erano rassicuranti. Pensieri come siluri dentro il cervello che andavano ad infrangersi sulla linea di sbarramento.
La contraerea già attiva, e così la marina.
Le truppe di terra compatte, coese e decise a resistere e, appena possibile, ad attivare il piano d’attacco.

La battaglia era iniziata, improvvisa e devastante, fulminea, destabilizzante. Meglio, vorrebbe essere destabilizzante ma l’esercito ha fronteggiato l’attacco, l’ha incassato. S’è portato sulle retrovie ma eccoli attivi i baroni rossi, i Francesco Baracca, i kamikaze, pronti a fare terra bruciata tra noi e il nemico.
L’ultima trincea è inviolabile.
“Di qui… non si passa”
e l’onda d’urto rischiava di demoralizzare le truppe.
Arrivavano i pensieri siluranti, sabotanti e boicottanti: “Non mi ama”, “non gli interesso”, “ha un’altra donna” e, per trovare un salvataggio: “non è lui quello per me”. Tutti lanciati a razzo dentro la mia testa. Attraversavano lo spazio aereo del mio cervello, le profondità marine delle mie emozioni e l’urto, e l’onda d’urto, tutto si schiantava e s’accartocciava scoppiando sulla linea di difesa. Anzi no, a volte la sfondavano e la disistima aumentava, la fiducia e la speranza bruciavano, il piacere e la gioia della sua presenza nel mio pensiero e nell’emozione distrutta, persa, e io perdente.
Che assalto a fondo! che strage! quante truppe sbandate! Quante perdite! Il gusto, il piacere, la pace, la grandezza, la leggerezza e l’ironia, la gioia di vivere. Che Caporetto! Che Waterloo! L’Invencible Armada a fondo! Pearl Harbor!
Il Generale è allertato e preoccupato, lui sa che la guerra e la vittoria sono sue, lui sa anche che questo altro non è che un giochino. Un giochino che lui e tutto il suo efficiente esercito, e le popolazioni che alle armate hanno affidato la sorte delle loro famiglie e delle loro terre si sono costruiti per, per… per la voglia di giocare ai soldatini, per la voglia di attizzare il cervello su strategie e tecniche di guerra. Alla fine, in fondo, per vedere una volta di più, quanto tutti sono in gamba.
Oppure per, per… ma perché si sta facendo ‘sta guerra? Cosa c’è da salvare, da difendere o da conquistare? Cosa? Chi? Dove? Perché?
Tutto questo, perché?
… …
Perché perché, per rendermi conto quanto il Mio Sogno è grande e va lontano. Quanto il Mio Sogno è vincente su ogni evento, persona e paura.
Così, sotto le coperte, guardo l’ora, vorrei arrabbiarmi con questi tempi moderni che permettono di guerreggiare anche di notte. Vuoi metter una volta! Ai miei tempi! La sera si chiudeva baracca e baracchino. Si riponevano le armi, si mettevano un bel po’ di sentinelle, si cenava, roba buona dalla cucina da campo e ogni ben di Dio razziato (altro che le scatolette!) buon vino e poi si andava a donne. Si poteva anche fare l’amore nelle guerre di una volta. La contessa von C .
C’era il coprifuoco per le armi e la vita rispuntava, usciva da rifugi e trincee, carri, prigioni e pulsava nuovamente, sovrana, al di sopra di conflitti mentali – sentimentali – progettuali – territoriali. La vita, vincente la vita, sempre.
Oggi fatica un po’ di più a farsi strada.
A rompere le fila, sfondare blocchi e sbarramenti di: dover essere – dover fare – apparire – essere protagonisti – vincenti – rampanti – nababbi – splendenti, ma vince lei, comunque.
E si prende anche le sue rivincite.
E proprio una rivincita è stata, alla fine, la conclusione di questa prima battaglia di terra, di cielo e di mare, ovvero del corpo, della mente, delle emozioni.
Verso mattina, mi sono addormentata. Suona la sveglia, blocco il cellulare, accendo, niente messaggi. Sonnecchio cinque minuti, così mi sono giocata i minuti di lettura mattutina e vado a fare il caffè, quello di stanotte non si conta.
A scuola.
Intanto, la battaglia ha ripreso furente, è in pieno corso, avverto gli Stati Maggiori del mio cervello persi in spostamenti di forze che non so seguire, che non so. Sento le profondità delle mie emozioni rotolare, essere smosse e spostate, tracimare, slittare, sfondare, prevaricare e battere in ritirata. Che succede qua dentro! Che campo di battaglia! E fuori tutto come sempre, colleghi, alunni, la scuola.
La battaglia è forte e feroce, senza regole, sporca come sa essere la guerra.
Colpi bassi, ritirate, assalti, cariche, sfondamenti, tradimenti, tranelli, assedi, devastazioni e distruzioni, pestaggi, ruberie, violenze. Defezioni, perdite, avanzamenti, caduti, rinforzi, distruzioni e perdite perdite perdite.
Generale! Generale! Generale!
Soldati, Generale, colonnelli, soldati, feriti, morti, prigionieri!
Guarda su Generale: la guerra dell’aria, cadono aerei, la squadriglia è vinta.
Scruta i mari, le flotte: navi, corazzate, sommergibili affondati e su, più su e più giù, nel cosmo e negli abissi la guerra pesante – antica e nuova – ancestrale – archetipale.
Guerra…
Il pensiero della guerra. L’idea del conflitto.
Il mondo della separazione, del nemico, del male, delle paure.
Il mondo dei miei percorsi pensanti abortivi e abortiti.
Il mondo dell’andare contro me stessa, senza me stessa, nonostante me stessa.
Generale! Colonnello! Maresciallo! Capitani, sergenti, caporali, Soldati! reclute, ammutinati, disertori, morti, feriti e prigionieri!
Vinti, tutti vinti.
Generale! Tu sei la guerra a a a a !
Tu e tutta la compagnia!
Voi siete la guerra a a a a!
Voi siete divisi – schizzati – schizofrenici – dicotomici. Nemici a voi stessi!
E la guerra vince.
Morte e distruzione vincono.
Meglio perdere che rischiare di sperare.
Meglio perdere che rischiare di rischiare.
Meglio perdere che affidarsi al sentire, alle proprie emozioni.
Meglio perdere nel pensiero vecchio sicuro e convenzionale – apparente – che vivere di essenze.
Essenze… anche lassù tra le stelle, stelle e dei sono in guerra.
Gli arché. Guerra tra i principi primi, tra i paradigmi del cosmo.
Il cosmo è una guerra.
Siamo in guerra. Sotto i fuochi delle battaglie.
Importante è non abbandonare gli schemi, i baluardi. Vero Comandante?
Non abbandonare il posto di comando, il potere.
Non abbandonare i bastioni, le sicurezze. Vero soldati?
Non assumere tutta la responsabilità di disertare, di voler lasciare la guerra. Vero gregari?
Importante è difendere questo mondo di m… di guerra.
Il Generale osserva la guerra
Ora, davanti al pericolo della fine, osserva anche il suo pensiero della guerra.
“Creo la guerra perché penso la guerra. Penso, penso che una ragione deve per forza esistere,  e dev’essere per forza… forza…  solo la mia. Così come il mio collega Generale, di là, pensa che solo la sua ragione ha ragione di esistere”.
… … …
Ora ascolta, il Generale, ascolta un moto interiore, una presenza e un calore che si espandono dentro al suo corpo.
“Un sentire. La mia donna”.
Mentre questa struttura coriacea di una guerra ancestrale ed archetipale, cosmica, squarcia le dimensioni del mondo, il suo cuore batte in altro, oltre.
Oltre… oltre…
Traghettare, vascellare. “Essere cullato in quell’oltre: le braccia, il seno, e gli occhi della Mia Donna”.
“Per questo vivo, per Lei”.
“Non so se Lei vive per me, ma io vivo per Lei”.
Un’alba stanca sta nascendo, una bruma bianca e sottile ora copre e nasconde i campi di battaglia, la devastazione e la distruzione, i feriti e i loro lamenti.
Occulta i prigionieri, i saccheggi del nemico. Un silenzio inquietante, iniquo?
“Anche questo falso silenzio. L’ho creato io, io e tutto il mio esercito, e tutti gli eserciti”.
“Io”… “Mio”…
Generale, tutto occultato, nascosto ma non rimosso.
Infatti sei qui, in cima a questo colle, ad osservare. La guerra è laggiù, piena di sé, vittoriosa e vinta.
Ineluttabile. Ineluttabile? Per forza? Inderogabile?
Insostituibile? Irrimediabile?
Fatale fatale. Generale, truppe, nazioni, non cambiate livello alla vostra guerra, non mettetela in mano al fato o agli dei.
Voi siete fato e dei.
Tu Generale, voi tutti, noi tutti siamo la guerra.
Generale, cambia registro, spostati nel tuo cuore, dato che hai verificato, hai un cuore. Osserva, ascolta col corpo, col sentire cosa ti arriva dalla vallata devastata, in fiamme e morente.
Ascolta il tuo corpo, è il tuo campo di battaglia. Tu sei il campo di battaglia. Ennesimo teatrino tragico.
Impotente di fronte alla forza della tua stessa devastazione interiore. Ma, ascolta, meglio, senti, senti con la pancia.
Senti e benedici, dai un nome a quello che senti, Generale.
“Sento: dolore, sconfitta, fatica, sofferenza, urla, pianto, fuoco. Amarezza”.
Sii!! Senti ancora, vai oltre questi nomi, senti.
“Sento male, male freddo dolore stanchezza, rimorso, paura paura fame spavento”.
Ecco, bene, continua, senti ancora di più, senti la guerra da dentro la tua pancia.
“Sento: botte, colpi bassi, fuoco, spinte, cado cado, scivolo, cado. Lanci, tagli, scoppi nella mia carne”.
Ecco, quasi ci sei, senti ancora ciò che hai pronunciato. Senti.
“Sento muovere le cose, la pancia, il petto. Sento… forza”.
“Sento forza, sento le forze. È tutta una forza!”.
Bene, bene, Generale, ora senti ancora dentro te, che altro senti?
Che altro hai sentito poco fa? Che t’ha spostato per un po’ da questa fetenzia di guerra?
Senti.
“Sento calore, intensità, qualcosa che si scioglie, dolcezza”.
Bene, vai oltre, senti ancora.
Vai oltre questo nominare. Cosa senti?
“Sento calore, desiderio, attrazione… sto sentendo la mia donna. Sento: dolcezza, pace, forze, sento la Forza”.
Generale! Altra forza, ancora forza! ma, allora, qui, nel tuo corpo, due forze pari e contrarie, due. Quante?
Forza di vita e forza di morte. Eros e Thanatos.
Non nominiamole. Lasciamole… forze… energia. Stiamo un po’ in queste forze che ci attraversano, ci avvolgono e prendono, ci portano. Lasciamoci andare alle nostre forze.
Cosa senti? Cosa avverti?
“Sento: qualcosa che si muove, un pulsare, un respiro, un suono silenzioso dentro me e attorno a me. Una presenza, sento vita. Qualcosa che, solo, è presente.
Ascolto… sento…
Avverto, oltre i nomi, oltre le secche delle parole e degli eventi, scorrere la vita, il movimento, il pulsare degli esseri, della Terra, del Cosmo”.
Abbiamo sciolto tutto, Generale, niente nomi, niente concetti, niente paradigmi, schemi, categorie. Abbiamo superato gli arché che noi avevamo creato: guerra – guerriero – salvatore – eroe – vincitore – vinto – potere e possesso. Bene e male.
Abbiamo sciolto: la donna – l’uomo – il sesso – dei e Dio – la madre – la figlia – la femmina – la casa – il calore – il petto. Tutto scorre liberamente e senza identità.
Abbiamo usato gli archetipi primi, quelli che fanno, sciolgono e ri-creano le nostre creazioni:
sadè – 18 – scindi – separa il sentire dal pensare
thet – 9 – cedi – accogli – sii madre di te stesso
kaf – 11 – penetrare – il tuo maschile – il tuo pensiero
iod – 10 – la tua ritrovata centratura – sei uno con il cosmo
mem – 15 – liquidità – le tue emozioni – ciò che separi affidalo al flusso del Tutto, ma tutto in:
alef – 1 – unità – Tutto
bet – 2 – tutto accoglie e raccoglie senza giudicare.
È – 5 – la Vita – cogli la vita che scorre oltre tutte le apparenze.
Potremmo continuare. Come fai a fare la guerra se sei questa danza delle forze del mondo?
Ora, Generale, senti in te, osserva te, vediti in ciò che è rimasto di te.
Vediti in ciò che è rimasto te.
Hai accolto le forze, thet – 9 – matrice.
Lasciale, semplicemente, coesistere in te.
Stai, sereno e fiducioso, non guardare laggiù nella valle, non guardare, che tutto si dissolve, la vita sa.
La vita troverà la soluzione. La vita ti traghetterà – scin – 21 – oltre, oltre la insostenibile necessità di affermare o l’amore o la separazione.
Lascia fare.
Abdica, Generale – tau – 22 – morte e risurrezione – rinascita. Oltre, sta la Sorgente, oltre stanno gli Arché, con essi costruirai un mondo nuovo.
Sappiamo che è la guerra degli Arché, dei Principi Primi, cosmica.
Sta arrivando la flotta planetaria.
Dalle regioni più lontane del cosmo, alla velocità del pensiero – che cavalca spazio e tempo più velocemente che la velocità della luce – viaggiano le astronavi.
La flotta – la possente flotta supergalattica – extragalattica – megagalattica – gli Stati dell’Unione – le Nazioni delle stelle.
Noi, solo noi. Generale, reclute, villici, ovvero le Parti di noi fino ad ora tenute lassù, nell’abissale buio spaziale. Parti di noi.
L’Altra parte di me. L’Altra parte di te, Generale, rincorsa per vite e vite. La Tua Parte oscura, il meglio di te. La senti la possenza del contatto?
È come passare dalla guerra di fioretto e spada, alla guerra atomica. Infatti di altre dimensioni si tratta, ma sempre e solo dentro di noi; di altri universi che stanno silenti e criptati dentro di noi.
È arrivato l’ordine ma, senti ora: “Di qui… si passa!”.
Generale! Tutto va accolto!
Tutto è forza e precisamente: il nemico ti fa paura? Il generale dell’altra parte di te stesso temi? I suoi cannoni, la sua guerra, le sue strategie? Le sue forze?
Mettiti al suo posto, diventa il tuo nemico. Diventa i tuoi pensieri di paura – di giudizio – di separazione, diventa ciò che non vorresti essere, e sei.
“La forza del campo del nemico è la mia forza e, a me, serve tutta”.
Il dubbio – lo svantaggio – la perdita – la sconfitta – la fine. Pensieri a cui non lasciavi oltrepassare i baluardi del tuo essere. Diventa il tuo nemico e le sue forze, lasciale esistere in te… di qui si passa.
Accoglili, lasciali fare, tu vai sempre e comunque verso la vita; sei sempre in cammino con te stesso, con l’altra parte di te stesso e con l’universo.
La sola presenza delle astronavi e dei loro abitanti attivi – complici – alleati – forti e vincenti – nello spazio aperto e vivo del cosmo, ha modificato lo stato particellare delle cose, di tutte le cose, della situazione qui nella vallata – nei cieli – nei mari – negli Alti Stati Maggiori della mia mente, negli abissi delle mie emozioni.
Nelle tende dei miei sentimenti.
La forza propulsiva della vita pulsa in ogni anfratto, in ogni soldato, in ogni arma.
Pulsa in ogni cuore.
Attiva energie nuove, dinamiche e strategie prima sconosciute; apre varchi e brecce, porta rinforzi, alimenta speranze, impone deliberatamente nuove e più possibili visioni di pace.
La forza delle astronavi e dei suoi abitanti detta nuove condizioni affinché il Generale e il Nemico escano vincenti dalla dicotomia interiore, dalla battaglia e da tutte le guerre.
Astronavi: le parti di me lasciate essere… di qui si passa.
Giunge un tam tam – un bip bip – un suono – pacchetti di luce.
OM  MANI  PADME  HUM
OM          sentiero dell’universalità
MANI      sentiero della unificazione e della pace interiore
PADME   sentiero della visione creativa
HUM        sentiero dell’integrazione
E una nuova vibrazione tocca i cuori:
“SALVE  O  GIOIELLO  NEL  FIORE  DI  LOTO”
C’è ancora speranza. Il sole è ancora alto nel cielo

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