Chiudete gli occhi, entrate in pieno contatto con l’ambiente che vi circonda, facendo uso del vostro udito, olfatto e tatto dovete descriverci l’ambiente che avete intorno, qualsiasi esso sia.

Ascoltate ogni piccolo o grande rumore, sentite ciò che avete sotto di voi, lo spazio intorno, fateci arrivare qualsiasi odore pervada il vostro respiro.

Questo esercizio serve per prendere coscienza di sé, per stimolare la fantasia e essere in grado di narrare anche un luogo che può esser banalissimo come una stanzetta da letto o un ufficio che malediciamo un giorno sì e l’altro pure.

Questo è l’esercizio di Giuseppe, non ci svela dov’è di preciso ma lo si può intuire:

Ascolto il rumore di un aereo in volo, chissà dove si sta dirigendo, chissà se quel posto l’ho già visto o è una meta che sogno. E’ lontano e piano piano se ne va. Sento intorno a me uccellini che cantano o discutono tra di loro, sembra una riunione di condominio, però una di quelle alla quale parteciperei, non ho alcuna voglia di interrompere le loro voci. 

Lo spazio intorno sento che è enorme, pochi rumori e tutti di passaggio, il vento è leggerissimo e sembra danzare vicino a me senza disturbarmi, sembra voler esser un sottofondo timido ma presente che dice che il mal tempo è passato, è finito e ora tocca al sole piano piano asciugare le lacrime di chi è passato prima. Lacrime, gocce o una doccia gigantesca non lo so, ma deve aver piovuto proprio tanto per l’umidità che sento arrivare sulla mia schiena, stesa sulla terra. Una terra silenziosa ma forte, piccolini sassolini che sembrano vogliano far parte di me fanno da piuma d’oca del mio materasso, un materasso non certo comodo, senza toghe in legno né cuscini ma ha il suo non so che di confortevole. 

Tendo la mano per sentirla, per sentire l’erbetta tutta ancora da asciugare, non sembra aver freddo ma sono sicuro abbia una gran voglia di sole e calore.